”La parrocchia è la Chiesa che vive tra le case degli uomini: è la Chiesa che mette casa tra le case degli uomini”
(Christi fideles laici, 26)
La Chiesa viva
La Chiesa è il popolo che ha incontrato Gesù Cristo e, per questo motivo, è diventato popolo, cioè corpus Christi! E, incontrando Gesù Cristo, questo popolo scopre l’affascinante volto di Dio Amore, diventando così umanità nuova in mezzo al mondo invecchiato dal peccato. E, mentre vive questo stupendo mistero, il popolo credente sa che il più bello deve ancora venire: e allora aspetta il ritorno di Gesù, che porterà a compimento la salvezza con «i cieli nuovi e la terra nuova» (2Pt 3,13).
Dentro questo popolo credente sbocciano e possono sbocciare le molteplici vocazioni ecclesiali: perché le vocazioni sono frutto della fede; e sono vere vocazioni soltanto se nascono dalla fede. Sottolineo: è il popolo credente che diventa fecondo di vocazioni, perché il popolo credente è un popolo che ascolta il Signore e pensa la vita ascoltando il Signore.
L’edificio
La chiesa rappresenta l’edificio più appariscente del quartiere, originale costruzione centrale a pianta essenzialmente esagonale, il sui progetto è dovuto all’ingegnere e urbanista Giuseppe Nicolosi. La proprietà immobiliare è della Pontificia Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove Chiese in Roma.
La costruzione dalla caratteristica forma a lanterna è stata realizzata con materiali in armonia con quello utilizzato a suo tempo, 2000 anni fa, per la costruzione del vicino acquedotto Claudio: mattoni rossi e marmo peperino.
All’interno presenta un’imponente struttura in cemento armato. Sei pilastri interni sorreggono altrettante travi a sostegno della volta e del perimetro della costruzione. Queste travi intersecanti formano la figura della stella di David.
I mattoni interni disposti ad incrocio su file parallele intendono richiamare la situazione della realtà umana, in cui si incrociano la vita ed il destino di un uomo con un altro, ed in cui ogni persona, così come ogni mattone, è utile e necessario per sorreggere l’altro.
Si tratta di uno degli esempi di architettura sacra più riusciti negli anni sessanta: pur essendo una costruzione moderna, essa realizza una riuscita sintesi di stili, citando e trasformando varie forme tradizionali di architettura religiosa (basilica, cupola, vetrate slanciate verso l’alto). La sua architettura ancor oggi è oggetto di studio nelle Università di tutto il mondo per la sua particolare realizzazione.
Clicca sulle immagini seguenti, per vedere alcune immagini del progetto originale e della struttura ed ammirare le vetrate della chiesa
Il progetto e la struttura | Le vetrate della chiesa |
Gli arredi sacri
Il tabernacolo indica il contenitore dove sono custodite le ostie consacrate, comunemente raccolte dentro una pisside. Dal XII secolo circa, inizia nelle chiese latine l’uso del tabernacolo. Al tempo della controriforma, nel cattolicesimo il Tabernacolo diviene il posto più importante della chiesa, intesa come edificio: è questo un modo per sottolineare la presenza reale di Cristo anche dopo la Celebrazione Eucaristica. In base al Diritto Canonico, esso deve essere fisso, non movibile, chiuso a chiave e la chiave deve essere custodita in luogo sicuro. Solo presbiteri, diaconi, ministri straordinari dell’eucaristia e, talvolta, gli accoliti hanno accesso al Tabernacolo. È di norma apporre a fianco del tabernacolo la “Busta”, che è un oggetto, generalmente di stoffa rigida, fatto a forma di busta, contenente un corporale (fazzoletto di stoffa fortemente inamidato), contenete la chiave del tabernacolo e contenente un manutergio. Secondo la tradizione, accanto al Tabernacolo viene acceso un lume, come simbolo della presenza del pane consacrato.
|
Nella religione cristiana l’altare ha una valenza particolare: è il centro nell’edificio, dove avviene il sacrificio dell’l’Eucarestia, che è simbolo del corpo di Cristo. La Chiesa, in particolare, considera l’altare il simbolo stesso di Cristo; per questo il sacerdote lo bacia e lo incensa in segno di venerazione, in particolari momenti delle celebrazioni liturgiche. L’altare, inoltre, rappresenta sia la mensa dell’Ultima cena, che il patibolo della Croce, sul quale Cristo immolò se stesso. Infatti, per i cattolici l’Eucaristia che si celebra sull’altare è il ripetersi, in maniera incruenta, del sacrificio di Cristo, morto e risorto, che rinnova tutti i giorni il dono di sé.
|
L’ambone è la struttura sopraelevata dalla quale vengono proclamate le letture. Il termine ambone viene dal greco ambon, che indica ogni superficie convessa, panciuta: di fatto, molti amboni presentano una convessità in corrispondenza del leggio. Sinonimo di ambone è pergamo (dal greco pergamon, “luogo elevato”). Spesso il pergamo o ambone è confuso col pulpito, struttura diversa per forma e funzione, destinata esclusivamente all’omelia. Hanno accesso all’ambone i seguenti ministri: |
Il confessionale è un arredo nel quale viene amministrato il sacramento della penitenza (detta anche “confessione”, da cui il nome). Il prete ed il penitente sono collocati in compartimenti separati e comunicano fra di loro a mezzo di di una grata. L’acquasantiera è una vasca che si trova all’ingresso di una chiesa, che contiene l’acqua santa, con la quale i fedeli si bagnano le punte delle dita della mano prima di fare il segno della croce. |
Il termine icona deriva dal greco eikon, che può essere tradotto con immagine, e nel campo dell’arte religiosa identifica una raffigurazione sacra dipinta su tavola. L’icona è l’espressione del messaggio cristiano affermato nel Vangelo attraverso le parole. Nella lunga genesi di un’iconografia cristiana, l’icona assume la propria fisionomia intorno al V secolo. L’occasione fu offerta dalla presenza nella Tradizione cristiana di prototipi, considerati autentici e miracolosi ritratti dei principali protagonisti del Cristianesimo: Gesù e sua madre Maria. |
Il Crocifisso cosiddetto “di san Damiano”
E’ stato dipinto nel 12° secolo da un pittore umbro ed è molto influenzato dalla pittura siriana, in conseguenza della presenza in Umbria di monaci siriani. Per i cristiani dell’Est, l’icona è una rappresentazione del Dio vivente, attraverso cui si ha l’incontro personale con Dio per mezzo dello Spirito Santo; l’icona di San Damiano è, quindi, un incontro personale con il Cristo trasfigurato – Dio fatto uomo. Il Crocifisso contiene la storia della morte, risurrezione e ascensione in gloria ed invita tutti noi a prendere parte con una fede viva e vissuta, proprio come ha fatto San Francesco dopo che Cristo gli disse “Va’, ripara la mia chiesa….”
Nel 1257, le Clarisse lasciarono S.Damiano e partirono alla volta della Chiesa di S.Giorgio, prendendo con loro il Crocifisso; con loro è rimasto per 700 anni. Nella Settimana Santa del 1957 venne mostrato al pubblico per la prima volta sopra il nuovo altare nella cappella di S.Giorgio nella Basilica di Santa Chiara d’Assisi.
La tela è incollata su una lista di legno di noce alta 190 cm, larga 120 cm e spessa 12 cm. Ci sono 33 figure nell’icona: 1 figura di Cristo, 1 mano del Padre, 5 figure maggiori, 2 figure più piccole, 14 angeli, 2 figure vicino alle mani di Gesù, 1 piccolo bambino, 6 figure sconosciute al fondo della Croce ed 1 uccello. Ci sono poi 33 chiodi lungo le cornici appena dentro le conchiglie e 7 attorno all’aureola.
Le notizie riportate delle didascalie delle seguenti immagini sono stati ottenute dal sito internet dell’ordine Francescano Secolare (http://digilander.libero.it/sandamiano/francescanesimo/crocifisso.htm)