Il santo

 

”La fede è la madre di tutti noi: le fa seguito la speranza ed è preceduta dall’amore di Dio, di Cristo, del prossimo. Se qualcuno vi è ben addentro, ha già adempiuto i precetti della giustizia, chi poi ha l’amore è lontano da ogni colpa”

(Lettera di S.Policarpo ai Filippesi, 3)

La giovinezza di S.Policarpo

Vescovo di Smirne, fu una delle figure fondamentali della Patristica Cristiana. Solerte raccoglitore di testi biblici (specialmente del Nuovo Testamento) e con un alto “senso della chiesa”, Policarpo non fu davvero uomo di mezze misure nella sequela di Cristo, tanto da affermare (quando a 86 anni era dinanzi al pretore, prima del martirio) con assoluta verità: “Io ho sempre servito Dio fin dalla nascita!”.

In greco Policarpo significa “molti frutti”, per cui si potrebbe tradurre in italiano come fruttuoso. Era un nome abbastanza frequente nelle regioni dell’oriente di lingua greca (incerte notizie riguardano un martire a Nicea ed uno ad Antiochia), ma lo ritroviamo anche a Roma tra i cristiani dei primi secoli (c’è un Policarpo tra i martiri sepolti nelle Catacombe di San Callisto).

Policarpo di Smirne nacque nell’anno 69, in città o nei dintorni. Erano morti da pochi anni gli apostoli Pietro e Paolo a Roma (anni 64-67) ed a Gerusalemme S.Giacomo il Minore, vescovo della città (anno 62). Quando Policarpo nacque, era in atto la guerra tra Roma ed i Giudei; l’anno seguente Gerusalemme fu espugnata e saccheggiata ed il Tempio fu distrutto e spogliato dei suoi arredi sacri (tra cui il candelabro a sette braccia), come aveva predetto Gesù (Lc. 19, 43-44). Gli inizi di questa guerra causarono un allontanamento dalla città dei cristiani, che si rifugiarono, dapprima, a Pella nella Decapoli, e, poi, nei paesi confinanti con la Palestina. Ciò dovette rendere possibile (come afferma S. Ireneo) l’incontro di Policarpo giovanetto e di altri con alcuni anziani che avevano visto Gesù e ascoltato la sua predicazione; la cosa è tanto più probabile se si pensa che molti fedeli palestinesi sentirono il bisogno di dirigersi ad Efeso, dov’era il discepolo prediletto S.Giovanni.

Policarpo proveniva, quasi certamente, da famiglia già cristiana. Lo fa supporre la su citata attestazione davanti al pretore prima del martirio. L’educazione cristiana avvenne in seno alla famiglia e nella comunità, durante periodi di relativa pace e prosperità per l’Impero Romano (le persecuzioni di Domiziano e di Traiano non furono di massa). Gli antichi scrittori ecclesiastici sono concordi nell’asserire che Policarpo fu educato presso S.Giovanni Evangelista. Così si esprime S.Ireneo (che fu alunno di S.Policarpo prima di emigrare in Gallia e divenire Vescovo di Lione e poi martire nel 202): “…fu discepolo degli Apostoli e familiare con molti che avevano visto il Signore, e fu dagli Apostoli stessi posto Vescovo per l’Asia nella Chiesa di Smirne“. S.Ireneo non nomina qui esplicitamente S.Giovanni (lo nominerà in seguito), ma la scelta di Policarpo a vescovo fatta dagli Apostoli potè avvenire solo ad opera di quello che era vivente alla fine del I sec. Le stesse affermazioni di Ireneo sono ripetute da Tertulliano e S.Girolamo.

Prima di essere eletto Vescovo, Policarpo passò probabilmente attraverso i successivi gradi dell’Ordine Sacro, ovvero Diaconato e Presbiterato, dando in essi prove di saggezza nel ministero e prove di santità nella condotta. L’elezione a Vescovo dovette avvenire nell’età giovanile, più o meno sui 30 anni: infatti, quando, nel 106/107, si incontra con S.Ignazio di Antiochia, appare sì esperto e collaudato nella pastorale vescovile, ma pur bisognoso di consigli da parte di un anziano Vescovo.

Il viaggio a Roma nell’anno 154

Alla veneranda età di 84/85 anni Policarpo effettuò un viaggio a Roma. Vi furono due motivi:

  • un motivo generale, cioè il prestigio della Chiesa Romana (consacrata dal martirio dei santi Pietro e Paolo) come centro dell’unità della chiesa universale e riferimento per la genuina dottrina della fede. Da poco era stato eletto Vescovo di Roma l’orientale Aniceto (155-166), nato nella città siriana di Emesa, e Policarpo ritenne opportuno fargli visita; fu accolto a braccia aperte, in quanto anziano discepolo dell’apostolo Giovanni, e S.Aniceto volle che presiedesse la celebrazione eucaristica per la comunità romana.
  • un motivo specifico, ovvero la questione della data in cui celebrare la Pasqua di Risurrezione di Gesù. I cristiani dei primi secoli, infatti, ritenevano essenziale la sua determinazione precisa, sia per l’uniformità in tutta la Chiesa, sia per la fedeltà alla celebrazione fatta da Cristo. In occidente si era raggiunta la quasi totale uniformità accettando l’uso romano della Pasqua nella domenica seguente al plenilunio primaverile, mentre in oriente le usanze erano diverse e legate a calcoli astronomici più o meno precisi (la più popolare era la data del 14 del mese ebraico di Nisan, tra marzo e aprile, qualunque fosse il giorno della settimana, in quanto era opinione corrente che l’usanza risalisse allo stesso S.Giovanni apostolo).

A Roma, S.Policarpo ebbe modo di incontrarsi con alcuni eretici, che venivano con la speranza di veder approvate le loro dottrine e ricevere così un crisma di autorità. Testimonianze storiche riportano che il santo riuscì ad illuminare parecchi eretici e a ricondurli all’unità della vera fede; la sua santità di vita ed il legame con Giovanni l’apostolo, infatti, gli conferivano un ascendente e, quindi, una benefica influenza su tutti. La dolce pacatezza del suo tratto e delle sue parole si arrestava, però, di fronte alla consapevole ostinazione nell’errore da parte degli uomini: ad esempio, incontrando l’eretico Marcione, alla sua domanda “Mi riconosci?” il santo prontamente rispose duramente “Sì, ti riconosco; tu sei il primogenito di Satana!”.

Il martirio

Il secondo secolo cristiano ha visto a capo dell’impero romano uomini di grande levatura nell’ambito civile ed in quello militare: Traiano (98-117), Adriano (117-38), Antonino Pio (138-61), Marco Aurelio (161-80), Commodo (180-92), Settimio Severo (192-211). Nessuno di questi imperatori fu persecutore ufficialmente, cioè con editti sociali contro i cristiani; ma tutti (chi più, chi meno) recepirono la prassi giuridica di Nerone e Domiziano ed avallarono le ostilità popolari e la odiosità di magistrati lontani da Roma. Ecco perché il martirologio cristiano ha continuato ad arricchirsi in questo secolo.

Policarpo morì durante l’impero di Antonino Pio. Non sappiamo come sia sorta la persecuzione, né se fu generale o soltanto locale; sta il fatto che a Smirne vennero incarcerati e poi suppliziati molti cristiani. Sul martirio del santo abbiamo un dettagliato resoconto (ecco il testo originale) degli avvenimenti, redatto, anteriormente al primo anniversario della morte, dai cristiani di Smirne per i fratelli della città di Filomelio (sede episcopale della Frigia sulla strada per Efeso, è l’odierna Aksehir), che ne avevano fatto richiesta. In un passo è citata la data della morte:

“Il beato Policarpo subì il martirio il 2 di santico, cioè il giorno settimo prima delle calende di marzo, sabato festivo all’ora ottava. Fu arrestato da Erode, durante il pontificato di Filippo di Tralli ed il proconsolato di Stazio Quadrato, ma durante li regno eterno di nostro Signore Gesù Cristo, a cui sia gloria onore e grandezza, maestà e regno eterno di generazione in generazione. Amen!”

La sollecitudine nel dare indicazioni precise sulla data del martirio è indice della preoccupazione di tutte le comunità cristiane di raccogliere tutto quanto potesse riferirsi ai martiri e, specialmente, gli atti ufficiali dei processi e condanne; dobbiamo a ciò se oggi possediamo molti atti ufficiali dei martiri. La data indicata corrisponde al 23 febbraio 155 e l’ora ottava sono le 14 pomeridiane. Alcuni autori hanno posticipato il martirio al 167, ma le indicazioni nella lettera sono troppo precise, per cui non si può scegliere altra data. Purtroppo anche il Martirologio Romano ritiene che il martirio sia avvenuto sotto Marco Aurelio (161-180) e suo figlio Commodo, associato all’impero. In oriente la festività liturgica di S. Policarpo si celebrò da sempre il 23 febbraio; nel rito latino, invece, si celebra il 26 gennaio.

Non sappiamo precisamente dove i fedeli di Smirne collocarono le ossa risparmiate dal fuoco e raccolte con venerazione: infatti, non si poteva indicare per iscritto l’ubicazione del sepolcro, per evitare profanazioni. Oggi si ritiene che il luogo fosse sul monte Pagos, dove attualmente sorge il convento dei cappuccini. A Roma sono conservati frammenti di ossa nella Chiesa di S. Maria in Campo Marzio, sede del patriarca di Antiochia di Siria.

A Smirne è dedicata al santo una parrocchia; sull’altare maggiore si trova una statua con i segni della divinità vescovile secondo l’uso latino. Ogni anno la festa richiama i cristiani, anche da lontano, per stringersi attorno al santo patrono ed implorare saldezza nella fede ed il ritorno dei fratelli all’unità della Chiesa.

Lettera ai Filippesi

Filippi, città della Macedonia, aveva ricevuto l’annuncio evangelico nell’anno 49 da Sila (o Silvano) e da S.Paolo, che le indirizzò una splendida lettera, durante la sua prima prigionia in Roma (anno 61-62).

Anche S. Policarpo inviò una lettera ai fedeli di quella città. Ma come si spiega questa missiva, se Filippi era tanto lontana e al di fuori dell’influenza del santo vescovo, destinato a Smirne ed alle città dell’Asia Minore? Si spiega col fatto che Policarpo, dopo averlo incontrato e baciato le sue catene, seguiva con premura le soste che Ignazio di Antiochia faceva nel suo viaggio da prigioniero verso il martirio in Roma; alle città in cui avvenivano le soste, Policarpo comunicava notizie e dava raccomandazioni circa il santo prigioniero, mediante i presbiteri e diaconi; ma a Filippi, troppo lontana, inviò una lettera.

La lettera rimane un documento quanto mai espressivo della interiore ricchezza di grazie e dello zelo di Policarpo, nella sua visuale del tutto soprannaturale delle realtà umane. Cordiali e aderenti alla realtà sono le direttive che il santo rivolge alle varie categorie di persone; ad esempio:

“I giovani siano irreprensibili: loro primo pensiero sia la purezza e si frenino sempre di fronte al male. E’ bello sapersi trattenere dalle passioni mondane, perché ogni passione fa guerra allo spirito…, perciò devono tenersi lontani da ogni peccato e stare soggetti ai presbiteri e ai diaconi come se fossero Dio e Cristo. Le giovani poi vivano con la coscienza pura, irreprensibili” (n.5)

Le esortazioni di Policarpo non hanno perduto freschezza e validità nei secoli; sono fondate sul Vangelo e, perciò, durano nel tempo con la stessa autenticità delle origini.