”Il cristiano non rimuove, ma assume consapevolmente e umilmente le situazioni negative di peccato e di malattia. Trova conforto nel Signore, ben sapendo che la sua potenza misericordiosa si rivela soprattutto nella nostra debolezza spirituale e fisica, come la premura di una madre si rivolge specialmente ai figli lontani o malati. Il Signore ci guarisce con il dono dello Spirito Santo nei sacramenti della riconciliazione e dell’unzione degli infermi.”
(Catechismo degli adulti, n.700)
Il Sacramento dell’Unzione degli infermi
Secondo una prassi in atto fin dalle origini apostoliche e attestata dalla lettera di Giacomo, la cura dei malati da parte della Chiesa culmina in un rito speciale di natura sacramentale, l’unzione degli infermi:
“Chi è malato, chiami a sé i presbìteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati” (Gc 5,14-15).
Questo testo presenta l’unzione dei malati come un evento di guarigione totale, con effetti spirituali e corporali.
Il sacramento è rimasto sempre vivo nella tradizione liturgica, sia in oriente che in occidente, ma con molte variazioni disciplinari e rituali. Il ministro è il sacerdote. Possono ricevere il sacramento i fedeli il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia.
Il conferimento del sacramento si può ripetere quando ve ne sia ragione. Non bisogna riservarlo ai soli moribondi né, d’altra parte, darlo indiscriminatamente a tutti gli anziani, compresi quelli in piena salute e vitalità.
Il sacramento dell’unzione degli infermi può essere celebrato
- individualmente su richiesta fatta ai sacerdoti
- comunitariamente una volta l’anno, dopo un itinerario di preparazione.
Informazioni
Per informazioni, ci si può riferire ai sacerdoti.